Italiano

Articolo

NIS2 e API: perché la tua sicurezza inizia dalla governance

NIS2 e API: perché la tua sicurezza inizia dalla governance

NIS2 e API: perché la tua sicurezza inizia dalla governance

Dalla mappatura degli endpoint alla tracciabilità completa: come la governance delle API diventa un requisito essenziale per la conformità alla direttiva NIS2

Dalla mappatura degli endpoint alla tracciabilità completa: come la governance delle API diventa un requisito essenziale per la conformità alla direttiva NIS2

3 giu 2025

Come ApiShare ti aiuta a rispondere alla direttiva europea con controllo, tracciabilità e compliance by design

 L’Europa alza l’asticella della cybersecurity.
Con l’entrata in vigore della Direttiva NIS2, centinaia di organizzazioni — pubbliche e private — si trovano oggi di fronte a un cambio di passo obbligato: rafforzare le proprie difese digitali, formalizzare processi, garantire tracciabilità e reattività in caso di attacco.

Molti hanno iniziato a lavorare su infrastrutture, identità, supply chain. Ma c’è un’area spesso trascurata, eppure centrale per la sicurezza e la compliance:
le API.

Ogni giorno, le API espongono servizi, dati e funzionalità. Ogni endpoint è una potenziale porta d’ingresso. Ogni chiamata, un’interazione da monitorare.
Eppure, in molte aziende, le API vengono ancora gestite come elementi “tecnici”, scollegate dal disegno strategico della sicurezza.

Ma oggi le API sono un asset regolamentato. E come tali vanno tracciate, protette, governate.

NIS2: cosa prevede davvero e chi riguarda

La Direttiva NIS2 (EU 2022/2555), entrata in vigore il 16 gennaio 2023 e in fase di recepimento nazionale entro ottobre 2024, è il nuovo quadro normativo europeo per la cybersecurity nei settori essenziali e strategici.
Si tratta di un aggiornamento sostanziale della precedente direttiva NIS, con obiettivi chiari: aumentare la resilienza, uniformare gli standard di sicurezza e rafforzare la reazione agli incidenti informatici a livello europeo.

La portata della direttiva è ampia e riguarda:

  • Enti essenziali: energia, trasporti, finanza, sanità, acque, pubblica amministrazione, infrastrutture digitali

  • Enti importanti: aziende ICT, servizi digitali, data center, fornitori cloud, manifattura avanzata, chimica, alimentare

  • Fornitori ICT che erogano servizi a supporto degli enti essenziali e importanti, i quali rientrano nel perimetro della NIS2 in quanto parte integrante della catena di fornitura digitale da proteggere

L’estensione della direttiva alla supply chain rende evidente che la sicurezza non può più essere trattata come un requisito “interno”, ma come una responsabilità condivisa lungo l’intero ecosistema digitale.

 Per questi soggetti, la NIS2 impone nuovi obblighi stringenti, tra cui:

  • valutazione e gestione dei rischi IT (compresi quelli nella supply chain digitale)

  • controllo degli accessi e gestione delle credenziali

  • tracciabilità delle attività e audit log

  • protezione degli asset esposti in rete

  • reporting di incidenti entro 24 ore

  • dimostrabilità delle azioni di compliance intraprese

  • formazione obbligatoria per dirigenti e personale sulle minacce informatiche, le pratiche di prevenzione e le procedure di risposta

Le sanzioni? Per i soggetti essenziali, si arriva fino a 10 milioni di euro o il 2% del fatturato globale annuo. Per i soggetti importanti, la soglia è leggermente inferiore: fino a 7 milioni di euro o l’1,4% del fatturato globale annuo, a seconda di quale importo risulti maggiore.

La vera svolta della NIS2 è che non si limita a raccomandazioni generiche: chiede azioni strutturate, verificabili e integrabili nei processi aziendali.

E proprio per questo, le API rientrano a pieno titolo tra gli asset da proteggere e governare.

Le API nel mirino: perché non puoi più ignorarle

Una delle resistenze più diffuse tra chi si sta preparando alla NIS2 è pensare che la direttiva non riguardi direttamente le API. In fondo, si parla di gestione del rischio, continuità operativa, protezione della supply chain… Ma basta leggere con attenzione per capire che le API sono, a tutti gli effetti, un asset regolamentato.

Perché? Perché le API sono oggi il principale punto di accesso ai dati e ai servizi digitali. Espongono funzionalità critiche, collegano sistemi interni, partner, frontend, mobile app, piattaforme esterne.
E ogni endpoint aperto, ogni chiamata non tracciata, ogni credenziale non gestita correttamente rappresenta una superficie d’attacco potenziale.

In termini di rischio cyber, un’API è esattamente come un server accessibile da Internet. E secondo la NIS2, va protetta allo stesso modo.

Senza una visione centralizzata delle API esposte, senza un processo strutturato per pubblicarle, controllarle, revocarle o aggiornarle, nessuna organizzazione può oggi considerarsi davvero compliant.

La NIS2 non fa distinzione tra asset “tradizionali” e asset API:

  • Tracciare chi accede a un sistema vale quanto tracciare chi consuma un’API.

  • Gestire i permessi di accesso è obbligatorio anche per gli utenti e le app che usano token API.

  • Monitorare i log e reagire agli incidenti riguarda anche le anomalie nei consumi delle API.

Ecco perché la governance delle API non è solo una buona pratica: è una condizione per la compliance.

Immagina di essere un CISO...

Immagina di essere un CISO e di avere tra le mani il disegno del tuo Security Operation Center. Hai mappato i sistemi critici, formalizzato le policy di accesso, definito le procedure di gestione degli incidenti.
La tua infrastruttura è sotto controllo. I tuoi endpoint sono protetti. I tuoi fornitori sono stati valutati.

Poi, però, arriva una domanda semplice dal tuo team di audit:
“Abbiamo la certezza che tutte le API pubblicate dalla nostra organizzazione siano tracciate, protette, versionate e pienamente conformi alle policy aziendali?”

E in quel momento, la risposta più onesta è: non lo sappiamo.

Perché in molte realtà, le API non sono sotto il perimetro operativo del CISO. Sono gestite da team di sviluppo, pubblicate da DevOps, consumate da partner, documentate in portali separati.
Nessuna visibilità centralizzata. Nessuna ownership formale. Nessun processo strutturato.

La NIS2 ti chiede di dimostrare di avere il controllo. E senza una governance API nativa, quel controllo non c’è.

Ora immagina di avere uno strumento capace di dirti — in tempo reale — se ogni API attiva:

  • ha un owner assegnato,

  • è stata approvata secondo processo,

  • ha i log attivi e tracciabili,

  • rispetta naming, versioning, policy di sicurezza e accesso.

Immagina di poter integrare questo livello di visibilità nel tuo SOC, nel tuo CMDB, nel tuo flusso di audit.

Immagina di poter dire al tuo team — e al tuo board — che sì, anche le API sono sotto governance. E sì, siamo pronti per la NIS2.

Come ApiShare ti aiuta a raggiungere la compliance NIS2

Le misure richieste dalla direttiva NIS2 non possono essere improvvisate.
Serve un approccio sistemico, integrato e verificabile. E quando si parla di API, questo significa avere una piattaforma che gestisca il ciclo di vita completo, allineandolo a policy aziendali, standard di sicurezza e requisiti normativi.

ApiShare nasce proprio per questo.
È una piattaforma di API Governance che può essere integrata come componente nativa all’interno della tua strategia di cybersecurity e della tua Developer Platform.

Ecco come ApiShare supporta la compliance NIS2:

API Inventory e visibilità centralizzata

ApiShare mantiene un registro aggiornato di tutte le API attive, versionate, dismesse o in approvazione. Ogni asset è mappato, visibile e associato a un owner.

Policy enforcement e approvazione controllata

Processi di pubblicazione, review e rilascio sono strutturati, tracciati e legati a policy enforce-by-design: niente più API esposte senza autorizzazione.

Gestione sicura degli accessi e delle credenziali

Token, chiavi e permessi sono tracciabili, gestibili per ruolo e ruotabili secondo policy aziendali. L’integrazione con IAM esterni garantisce coerenza e controllo.

Tracciabilità, log e auditability

Ogni operazione è registrata: chi ha fatto cosa, quando, su quale API. I log sono disponibili per audit, ispezioni o incident response, come richiesto dalla NIS2.

Integrazione nei processi e nei sistemi esistenti

ApiShare si connette ai tuoi flussi DevOps, CMDB, strumenti di sicurezza, portali di documentazione, creando un layer di governance che non interrompe — ma potenzia — i processi già in uso.

Con ApiShare, la governance non è un obbligo da rincorrere. È una capacità aziendale che si attiva per design.

Compliance strutturata, sicurezza continua. Con ApiShare è possibile.

La NIS2 rappresenta un cambiamento profondo nella gestione della sicurezza digitale.
Non si tratta solo di adeguarsi a una nuova normativa: si tratta di ripensare il governo degli asset digitali in modo strutturato, verificabile e trasparente.

In questo scenario, le API non sono più un dettaglio tecnico. Sono punti critici di esposizione, interazione e responsabilità. E come tali, devono essere governate. Sempre.

Con ApiShare, puoi integrare la governance API all’interno della tua strategia di cybersecurity:

  • Senza costruire processi da zero

  • Senza ostacolare i team di sviluppo

  • Senza compromessi tra velocità e controllo

Perché oggi la vera compliance non si ottiene aggiungendo strumenti, ma abilitando capacità. E la governance API è una di queste.

Se stai affrontando la sfida della NIS2 — o vuoi farlo con consapevolezza e metodo — ApiShare è il partner tecnologico che ti aiuta a farlo sul serio. Con visibilità, struttura e sicurezza by design.

Scritto da Rocco Caputo
Scritto da Rocco Caputo
Scritto da Rocco Caputo

Fondatore, CEO in ApiShare

Fondatore, CEO in ApiShare

Condividi questo blog, scegli la tua piattaforma

Share this story,

choose your platform!

Condividi questo blog, scegli la tua piattaforma

Blogs correlati
Blogs correlati
Blogs correlati